news
Aumenta il prezzo della pasta e del pane, ma il grano scende: la resilienza dell’agricoltura, ma fino a quando?
20/04/2022

Aumenta il prezzo della pasta e del pane, ma il grano scende: la resilienza dell’agricoltura, ma fino a quando?

di Vincenzo del Greco Spezza
 
La pandemia prima e lo scoppio delle ostilità in Ucraina ora, stanno facendo vacillare molte delle nostre certezze, prima fra tutte la pace e l’equilibrio mondiale. Tuttavia c’è un altro aspetto che finora abbiamo dato troppo per scontato: l’approvvigionamento alimentare.
Il conflitto in Ucraina sta mettendo a dura prova il mercato agricolo e la catena di approvvigionamento di generi agricoli prodotti dall’Ucraina, uno dei cosiddetti granai d’Europa, con il blocco dell’imbarco di grano, mais e altri cereali dai porti sul Mar Nero.
E le conseguenze non hanno tardato a riverberarsi sui mercati dell’Unione Europea, con difficoltà di fornitura di grano duro e tenero oltre che di mais per l’alimentazione zootecnica. Il conflitto ha effetti anche sul costo delle derrate, sia nei costi d’importazione che, soprattutto, in quelli di produzione in Italia, con il forte rialzo del prezzo dell’energia e dei fertilizzanti, con tante aziende agricole nell’impossibilità di scaricare sul consumatore finale l’aumento dei costi.
In queste settimane stiamo toccando con mano questa drammatica situazione sotto forma di aumento vertiginoso dei prezzi ma sopratutto di scarsa reperibilità di materie prime.
Sono ormai sotto gli occhi di tutti i rincari che stanno interessando il settore dei carburanti, dell’energia e sopratutto dell’agroalimentare.
In questo clima di “tempesta perfetta” non si può non evidenziare come si stiano registrando degli andamenti anomali: il prezzo del grano tenero, infatti, ha smesso di aumentare, anzi ha fatto registrare un calo di quasi il 10%, mentre il costo di pane e biscotti è in aumento con picchi che raggiungono i 10 euro al chilo, nonostante il prezzo medio sia di 5,31 euro al chilo.
Tra gli altri prodotti che sono interessati dai rincari troviamo la pasta che, al contrario di quello che si possa pensare, si produce in maggioranza tramite il grano duro importato; infatti, un chilo di pasta in media è arrivato a costare 2 euro, con picchi di 4,71 euro al chilo in alcune città italiane.
Ma la cosa davvero inaccettabile è che dal grano al pane il prezzo aumenta di 14 volte, tenuto conto che per fare un chilo di pane occorre un chilo di grano, e questo la dice lunga su come ancora una volta a farne le spese sono sempre in maniera maggiore gli agricoltori.
Ad influenzare i prezzi dei prodotti finora presi in considerazione sono per oltre il 90% fattori come l’energia, l’affitto degli immobili e il costo del lavoro, tuttavia le ultime due voci sono ferme da tempo.
È quindi evidente che a causare l’andamento altalenante del costo del grano, sono gli speculatori che si spostano dai mercati finanziari in difficoltà anche sulle commodities agricole dove le quotazioni dipendono sempre meno dalla momentanea domanda e offerta e sempre più dai contratti “future” in cui si acquista e si vende solo virtualmente.
Il settore primario, resiliente per natura si trova di fronte ad una delle peggiori difficoltà degli ultimi decenni, ma quanto sarà in grado ancora di assorbirla?
Il rischio concreto è che nei prossimi mesi vengano a mancare nei supermercati prodotti fino ad ora base per la nostra dieta. Speriamo non serva arrivare a tanto per capire l’imprescindibilità dell’agricoltura. Speriamo.