

La relazione di Confagricoltura Donna Frosinone al convegno “Il ruolo delle donne nella società di oggi e di domani”
La forza delle donne è nella collettività e nella capacità di unire le forze di tutte. Confagricoltura Donna si propone questo obiettivo: difendere e promuovere le donne nel mondo imprenditoriale agricolo e sviluppare eticamente i loro progetti economici e sociali attraverso lo scambio di informazioni e conoscenze costruendo una rete.
Da uno studio di Confagricoltura emerge che è in crescita il numero di imprese condotte da donne che hanno deciso di investire il proprio futuro nel mondo imprenditoriale dove rivestono un ruolo sempre più manageriale. Di queste molte hanno scelto la terra come potenziale fonte di reddito. Le imprenditrici associate a Confagricoltura hanno un livello di istruzione alto, 2 su 3 sono laureate, hanno una preparazione superiore che le rende consapevoli del rischio d’impresa e più creative nel trovare soluzioni ai problemi di gestione dell’azienda: come l’utilizzo di droni e il digitale per il controllo del fondo e l’etichetta parlante per i loro prodotti, l’e - commerce e sono naturalmente più propense dei colleghi uomini all’innovazione dei sistemi di gestione delle risorse aziendali tesi anche alla maggiore sostenibilità ambientale e sociale testimoniata anche dalla presenza femminile maggiore nello sviluppo di attività connesse a quelle produttive come gli agriturismi, le fattorie didattiche e sociali, gli agrinidi, il turismo rurale.
Non è quindi anche un caso che le start up innovative al femminile in campo imprenditoriale sono il 12,6% con un incremento del +5,4% vs +0,8% rispetto all’anno precedente, secondo i dati del V rapporto Unioncamere 2022.
L’ultimo report pubblicato da Global Perspectives&Solutions di Citi sottolinea come la parità di genere nelle imprese non solo aumenterebbe fino al 3% il Pil mondiale, ma porterebbe anche parecchie centinaia di milioni di posti di lavoro”, confermando quanto sia importante e strategico l’impegno femminile.
Secondo la FAO, se aumentasse la conduzione femminile delle aziende del settore nei Paesi in via di sviluppo crescerebbe del 30% anche la produzione, contribuendo alla sicurezza alimentare mondiale. Eppure occorre ancora tanto lavoro e tanta attenzione per migliorare la condizione femminile, quantunque ci siano tanti strumenti e norme per promuovere l’occupazione e l’imprenditoria femminile poi i dati numerici indicano che essi hanno una ridotta efficacia nel sostegno concreto al nostro sviluppo imprenditoriale:
- sia per insufficienza di risorse finanziarie messe a disposizione, in primis dallo Stato che ha stanziato solo in questo anno passato finanziamenti sottostimati per quantità e tipologie, insufficienti alla reale domanda delle donne in crescita, e inferiori a quelli stanziati per gli uomini e addirittura per i giovani come dimostrano le misure messe a disposizione ritirate senza la loro apertura per insufficienza di finanziamenti predisposti rispetto alla domanda.
- sia per la complicatezza delle procedure con un difficile accesso al credito, in secundis dagli istituti finanziari che sono un fattore di impedimento per minore fiducia e maggior pregiudizio mostrato nel considerare la bontà dei progetti delle donne e più avidità di richieste di garanzie da produrre per intraprendere la concessione di un finanziamento, rispetto ai progetti presentati dagli uomini - sia per la ristrettezza delle misure anche dal punto di vista temporale fruibili per pochissime che ne hanno l’informazione e spesso risolte con l’apertura e chiusura di un bando di finanziamento in un solo giorno.
- Sia per la disparità ancora esistente di salario a parità di compito lavorativo svolto con gli uomini nonostante i dati del 7° censimento in Agricoltura mostrino l’aumento delle giornate lavorative femminili rispetto a quelle degli uomini con il +30% vs 13,9%. Alla luce di tutto questo, possiamo dare il giusto peso allora ai dati italiani registrati dai vari enti che fotografano la situazione delle donne nella società come un grande potenziale ancora inespresso che ha poche luci e molte ombre e dove l’imprenditoria agricola femminile è ancora troppo spesso invisibile.
Stando all’Osservatorio imprenditorialità femminile di Unioncamere 2021 in agricoltura il rapporto delle donne amministratrici di aziende è 1 su 3: più donne amministratrici in % che negli altri settori economici. Sul totale dei settori nel territorio nazionale italiano le donne in agricoltura ricoprono un ruolo importante con il 28,2% vs 71% degli uomini e si collocano al primo posto, prima delle imprenditrici concentrate nei servizi 25% vs 75% e nell’industria 10,8% vs 89,2%.
- più di 200.000 sono le aziende agricole femminili con un terzo del totale rappresentato dalle under 35, per esempio, Confagricoltura Frosinone ha il presidente Anga giovani agricoltori che è una donna sotto i 30 anni.
- La dimensione è più piccola: microimprese
- La maggioranza sono ditte individuali 61,4%.
- La concentrazione di più al mezzogiorno e comunque al centro sud con il 36,8% vs 33.7%. Secondo il 7° censimento generale agricoltura, le imprese agricole femminili hanno guadagnato terreno negli ultimi 20 anni per cui se prima la metà delle aziende da loro condotte aveva meno di 1ha oggi solo una su 5 ha meno di 1ha, pur permanendo però il gap importante con quelle condotte da uomini, e l’incremento della presenza femminile ha subito un brusco rallentamento negli ultimi 2 anni.
Inoltre, è maggiore il numero di aziende agricole guidate da donne con una superficie agricola utilizzata SUA media inferiore rispetto a quelle maschili, di 7ha vs 12ha. Questi dati calzano in modo significativo per la condizione femminile nella nostra provincia frusinate, poiché geograficamente le neo imprenditrici hanno scelto di condurre la propria azienda in aree svantaggiate, zone come le aere montane e pedemontane ma anche situate in aree incluse tra le zone metropolitane che hanno un valore intrinseco del costo del terreno agricolo più basso e quindi più facilmente appetibile per le donne che storicamente continuano ad avere un reddito inferiore agli uomini, luoghi dove è più difficile condurre un’attività produttiva agricola spesso eroica per l’orografia del territorio, la mancanza di infrastrutture adeguate e l’impossibilità di usufruire della digitalizzazione che genera quindi il minor profitto delle attività imprenditoriali.
Nel frusinate le imprenditrici agricole si pongono come custodi del territorio, altrimenti abbandonato e improduttivo. Le loro aziende in prevalenza microimprese producono cibo a km 0, di eccellenza, costituendo elemento di valorizzazione del paesaggio e trasmissione della cultura deli luoghi. Dalla loro marginalità geografica le donne hanno saputo estrapolare la multifunzionalità delle proprie attività condotte grazie alla sensibilità e l’intuizione.
Da uno studio dell’Università della Tuscia:
- le donne per il 60% costituiscono la realtà produttiva agricola presente sul territorio nazionale definito svantaggiato, il che è un dato importante considerando solo la Provincia di Frosinone che è stata classificata al 90% costituita da comuni montani. Parafrasando lo studio, questa fragilità delle aree rurali marginali si può trasferire alla “donna, che è un’area svantaggiata” ma coraggiosa e resiliente!
Durante la Pandemia questa resilienza femminile si è mostrata con il 28% delle imprenditrici agricole vs il 20% delle aziende non femminili che hanno saputo resistere meglio alla crisi economica aumentando il proprio fatturato grazie alla propensione all’innovazione e la maggiore versatilità propria femminile aiutandosi con l’e- commerce e le consegne a domicilio della propria produzione e la diversificazione dell’offerta proposta.
Post Covid, le imprese femminili si sono mostrate più propense ad investire nella digitalizzazione e nella sostenibilità ambientale, in linea con gli aspetti importanti dell’agenda mondiale 2030 per lo sviluppo sostenibile: il 14% di imprenditrici vs il 11% imprenditori per la digitalizzazione, il 12% di imprenditrici vs il 9% imprenditori per la sostenibilità ambientale.
Purtroppo, in fase di realizzazione dei relativi progetti avviati, le donne impegnate in agricoltura hanno avuto un freno maggiore nel realizzarli rispetto alle altre categorie imprenditoriali con l’arresto delle proprie attività o la staticità della loro performance rispetto agli uomini. Nell’area vasta di Frosinone e Latina si collocano in questo panorama la presenza di 5.251 imprese agricole gestite da donne ponendosi al secondo posto tra le colleghe occupate nel Commercio e quelle del settore ricettivo e di ristorazione per un totale di 28.000 aziende femminili.
È altamente simbolico ricordare quindi che l’agricoltura è femminile, nata nella preistoria per opera di una donna con la sua intuizione di seminare in quantità i semi raccolti che ha spinto a replicare la pratica da parte di più donne insieme. Come pure che nella società di quasi cento anni fa, ricordare che è stata una donna che ha spinto alla consapevolezza le altre donne che il loro lavoro nei campi non era un aiuto familiare gratuito ma aveva valore di forza lavoro effettiva al pari degli uomini con un corrispettivo da retribuire, per cui, dopo grandi lotte condotte insieme a tantissime altre donne con la riforma agraria fu attribuita un indice produttivo per le donne lavoratrici nei campi, anche se inferiore a quello degli uomini, che garantisse loro una capacità ed indipendenza economica prima inesistente.
Perciò l’augurio per l’8 marzo è la speranza che ci sia un cambiamento fattivo condiviso di aiuto da parte della politica tutta affinché investa nel futuro delle donne e madri e veda nell’emancipazione femminile la vera strategia armoniosa di crescita economica e sociale per l’intera società!